Oggi inauguro la sezione del blog “Cose Curiose” con un’intervista. Parliamo di Intelligenza Artificiale e lo facciamo con un esperto: l’antropologo e ricercatore libero professionista Simone Fagioli.
Chi è Simone Fagioli?
Simone Fagioli è esperto in AI e tiene seminari e workshop dedicati all’utilizzo degli strumenti di Intelligenza Artificiale nel campo dei Beni Culturali.
Lo scorso 17 febbraio ha tenuto un webinar presso il Museo Archeologico e d’arte della Maremma di Grosseto in cui ha parlato di come utilizza da anni le AI per comprendere il passato ed interpretare il presente (per guardare al futuro, questo ce lo aggiungo io).
Ecco la registrazione dell’incontro con la lezione tenuta da Simone Fagioli.
Ho voluto intervistare Simone perché da appassionata di Intelligenza Artificiale e Fantascienza vorrei mostrare questo mondo dal punto di vista dell’esperto. In particolare vorrei mostrare come le AI sono uno strumento utile a rendere più produttiva la vita dell’uomo.
Intelligenza Artificiale e Beni Culturali
Entriamo ora nel merito e parliamo di come l’Intelligenza Artificiale può essere d’aiuto anche nel campo della cultura, dell’arte e dei Beni Culturali.
“Il terrore della scienza derivato dall’ignoranza della scienza stessa ci porta a temere le AI e a non comprendere le potenzialità di tutto ciò che è nuovo e può essere d’aiuto e far crescere l’uomo intellettualmente – spiega Fagioli. Come spiego nel mio libro “ORA! L’infinita corsa dell’Intelligenza Artificiale” gli strumenti che questo nuovo tipo di scienza e tecnologia ci da hanno un impatto davvero importante sul lavoro dell’uomo”.
Nel libro Fagioli spiega come applicare questi strumenti alla didattica e all’archeologia. Un testo divulgativo, come lo definisce l’autore, al cui interno troviamo anche una parte storica molto interessante utile per comprendere al meglio come si è evoluta e può ancora evolversi l’Intelligenza Artificiale.
Qual è l’obiettivo del libro?
“Il libro è un excursus su cos’è l’Intelligenza Artificiale e come può essere utilizzata per lavorare in qualsiasi settore. Molto interessante è vedere come la AI si descrive rispondendo ad alcune domande che l’autore gli fa su sé stessa.”
L’obiettivo è sicuramente mostrare al lettore che non c’è niente di cui avere paura, ma piuttosto che si dovrebbe rimanere affascinati da questo mondo che fino agli anni ’50/’60 era pura fantascienza.
Non solo. Fagioli vuole anche mostrare come utilizzare strumenti come Chat GPT, Bing e affini possa essere utile per recuperare informazioni importanti su come erano le cose in passato. Un esempio sono le immagini create artificialmente proponendo prompt descrittivi che partono da testi ritrovati in archivi storici.
Ma quindi… in che campo lavora Simone Fagioli?
“Io mi occupo soprattutto dell’applicazione delle AI nel campo storico-antropologico e della fotografia nel campo dei colori e dell’estrazione delle immagini dagli archivi fotografici. Il mondo degli archivi fotografici è immenso, ma grazie all’Intelligenza Artificiale si possono estrarre le descrizioni di ogni foto per argomento, per categoria e molto altro. Il sistema può identificare e chiarire i contenuti degli archivi facilitando lo sviluppo di progetti dedicati alla messa in rete e alla divulgazione di queste immagini.”
Fagioli è un grande appassionato di Fantascienza, oltre che uno studioso e ricercatore dell’arte. Il suo obiettivo è quello di mostrare come si possa trarre insegnamento anche dall’utilizzo delle AI.
L’Intelligenza Artificiale infatti ci aiuta a ritrovare traccia del passato nel presente e ci fa ben sperare per il futuro, perché è uno strumento prezioso per chi studia e chi lavora e la sua continua evoluzione deve essere lo sprone per l’uomo a migliorarsi e continuare a studiare per rendere il genere umano costantemente sviluppato.
Del resto, come ogni buon libro di fantascienza ci insegna, la mente umana è la macchina più potente che ha creato la tecnologia e può migliorarla e al tempo stesso distruggerla.
L’Intelligenza Artificiale applicata al mondo antropologico
“Studiare l’uomo tramite l’Intelligenza Artificiale si può. Ad esempio, se abbiamo un reperto storico la cui unica prova di com’era in origine è una foto in bianco e nero, con le AI possono riportare la foto a colori per studiare com’era in origine l’oggetto. Colorandolo si ottengono informazioni importanti sul reperto per effettuare il restauro in maniera corretta.”
Tramite il reperto fotografico si può studiare l’uomo e gli ambienti, perché abbiamo l’Intelligenza Artificiale che può venire in nostro aiuto mostrandoci come erano le cose in passato e come sono mutate nel tempo.
Anche nello studio del paesaggio, il reperto fotografico connesso alle AI è particolarmente utile per capire come si è evoluta, ad esempio, l’agricoltura o le coltivazioni di una determinata area.
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